Elegìaco

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sabato 28 settembre 2013

MARINA La natura del lupo


regia Monica Serra


produzione Micro Fratture Teatro 2012

documentario sul quartiere Marina di Cagliari - Video Documento del progetto “Marina in ascolto” Finanziato dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia di Cagliari 
Immagini di repertorio tratte dal film “TENTACOLI E BURRIDA” di Antonio Solinas

prima proiezione
CINETECA SARDA_Società Umanitaria
Dicembre 2012 

selezionato al 
- Sardinia film festival - 2013
- Visionaria 21 international film festival - 2013
- Conferenza Nazionale NCP EMN Italia CNR - 2016


riprese Alessandro Pani e Monica Serra
sound design Simon Balestrazzi
editing video Alessandro Pani
booklet design Elisa Marras (Multiforme)





hanno collaborato alla realizzazione del documentario
Iza De Fatima Pires
Betania Dos Santos
Ketevan Kurashvili
Prisca Nzeyimana
Lilia Iris Pérez Orrego




SINOSSI



MARINA quartiere multi-etnico, da 10-15 anni sta subendo una metamorfosi interessante in questo senso, diversamente dagli altri quartieri storici di Cagliari, è quello dove maggiormente sono evidenti segnali concreti della società, che nel suo declino, si apre a nuovi spazi vitali, in cui il diverso non può che essere un'opportunità di crescita sociale.

MARINA che essendo il quartiere del porto, da sempre ha accolto genti provenienti da altri luoghi, in altri tempi arrivavano dalla Sicilia e dalla Campania. E ora invece fa lo sforzo di rimescolare gli elementi, affrontando l'accoglienza di genti provenienti da aree geografiche svariate con esperienze di vita e religioni diverse che entrano in relazione tra loro in un'area urbana ristrettissima, in cui è forte la territorialità e l'appartenenza dei suoi abitanti rispetto allo spazio fisico.



Il suono delle voci, i rumori che un ambiente fisico produce, ci introdurranno all'interno dei vari elementi da esaminare, faccio il tentativo di accostarli tra loro con l'intento di decifrarne i segni. L'esperienza attraverso il suono ci permette la percezione del reale. L'immagine esiste solo perché risvegliata dal suono che essa produce. Nessuna storia da raccontare, nessun messaggio da dare. Pura ricerca verso la comprensione.



Cerco di fermare il tempo su elementi che domani avranno un altro significato nella storia 
dei processi di evoluzione umana.








Può far paura una situazione che in qualche modo non riusciamo a collocare nella nostra memoria, che non possiamo controllare. I pregiudizi sono tanti “stanno occupando lo spazio di appartenenza, sono troppi”. Cos'è troppo? Qual'è il limite per definire il troppo? E' troppo quello che ti spaventa, in qualche modo tu hai paura di quello che non conosci e se non conosci hai paura perché ci può essere l'imprevisto, perché non hai codici di comunicazione per entrare in contatto con quello che non conosci. L'intercultura è conoscenza, è scambio. Se non c'è questa relazione di condivisione, di affezione, se non si passa attraverso l'affezione verso l'altro come persona, è difficile che ci sia una convivenza piena di significato. Si rimarrà in un quartiere comunque con delle situazioni multiculturali, molteplici, forse anche troppe, ma troppe in quanto non c'è relazione, non c'è scambio”.

Non sapendo da dove partire mi affido ai miei pensieri dettati dalle suggestioni di 5 anni di vita trascorsi nel quartiere, dalle voci che la mattina mi hanno svegliato presto e la notte hanno rallentato il sonno, voci che mantengono la loro forza anche quando non capisci il significato delle parole che esprimono, parole che penetrano dentro in quanto suono che riempie vuoti. Ricordo il suono inquietante di voci urlanti e rabbiose in un'atmosfera tesa, esplosiva. Maghrebini che litigavano di continuo proprio sotto casa mia, minacciandosi col vetro delle bottiglie. Osservavo la scena nascosta dietro l'anta della finestra. Li conoscevo più o meno tutti. Ragazzi giovanissimi arrivati dal mare coi barconi. Sotto casa mia era un po' come stare in un possibile girone della morte. Tanti episodi, molti dei quali sicuramente manifestazioni più rassicuranti di espressione sociale. E poi Marina dei locali, i turisti e i residenti esasperati per il troppo chiasso notturno. Un quartiere che proprio per la sua complessità sociale ha destato in me quella curiosità che mi ha portato a voler immortalare la vita degli altri con l'intento di capire meglio il luogo che abito.

E allora in giro per il quartiere a sentire le opinioni della gente di marina: autoctoni e stranieri. Conflittualità tra gli uni e gli altri rispetto alle attività commerciali, quelle vecchie chiudono o hanno chiuso già da tempo, schiacciate dalla morsa dei grossi centri commerciali, per lasciare il posto alle nuove attività, per lo più gestite da stranieri. Marina e in special modo Via Baylle, era il centro del commercio cittadino. Da una parte gli adulti fatichiamo ad accettare il nuovo, dall'altra i bambini, gli adolescenti, frequentano e condividono gli stessi spazi fisici del quartiere: scuola, oratorio, piazzetta. Questi individui, a differenza delle generazioni precedenti, vivendo e confrontandosi sin da piccoli con un contesto sociale multi-etnico, saranno maggiormente facilitati nel portare avanti più consapevolmente quei valori rappresentativi della multiculturalità. La comprensione e l'accettazione della diversità non potranno che essere l'anello portante della società futura.

Elemento importante è stata la ricerca condotta col “gruppo delle donne straniere” rispetto alla condizione di “Immigrato”. Ho colto sfumature diverse del significato. Fulcro della dialettica è stato il fenomeno della migrazione di massa ed il punto cruciale è quanto entrambi, coloro che sono costretti ad emigrare ed il popolo che accoglie, abbiano avuto possibilità di scelta. E' intorno a questa scelta negata che si fondono le problematiche della società multi-etnica, contenitore che ospita molti elementi diversi, piccoli satelliti che faticano a relazionarsi tra loro. Partendo da un punto di vista femminile e personale di esperienza, col gruppo delle donne abbiamo cercato di capire quali considerazioni fosse utile fare. Quali sono i punti fondamentali da affrontare parlando di buona accoglienza?

Sento Marina come un contenitore caotico di elementi, all'interno del quale fare un po' di ordine nel senso di rallentare il flusso per capire meglio, approfondire dettagli che nella confusione mi passano veloci. Faccio lo sforzo di ascoltarli e osservarli per meglio comprendere il mio contemporaneo. Il flusso è inarrestabile, con cambi di direzione repentini. Ne afferro un frammento, mi conduce al successivo e via di seguito, come in una caccia al tesoro, un vortice frenetico che non porterà a nessuna conclusione. Quasi l' intero quartiere è stato chiamato a riflettere sul proprio vissuto ed in relazione agli altri, ciò vuol dire che il documentario ha reso possibile la posa di ulteriori tasselli nella comprensione di un contesto sociale e politico.


Monica Serra



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